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Indovino a cosa stai pensando in 20 domande

Vorrei segnalare un simpaticissimo servizio che ho trovato online: 20Q.net.
I meno giovani lo conosceranno senz’altro, perché girava sottoforma di giochino digitale parecchi anni fa, ma le nuove generazioni ne rimarranno senz’altro affascinate.

Il funzionamento di 20Q.net è molto semplice: vi chiede di pensare ad un oggetto e vi sottopone ad una serie di domande riguardanti questo. In un massimo di trenta domande è molto probabile che il programma riesca ad indovinare l’oggetto a cui state pensando.

Impossibile?
Provate voi stessi, rimarrete increduli.
Il servizio è disponibile anche in italiano. Per provarlo, cliccate sul seguente link:

http://www.20q.net/

Come funziona?
Il principio di funzionamento è abbastanza semplice. Il programma si basa su un vastissimo database di oggetti, creato probabilmente grazie al contributo di diversi utenti, a cui sono associate una serie di caratteristiche principali: tipologia, materiale, colore, dimensioni, utilizzo che se ne fa…
In base alle domande che vengono fatte, esso utilizza una rete neurale che gli permette di individuare all’interno del database l’oggetto che soddisfa le risposte che avete fornito.
Nel caso in cui il programma dovesse riscontrare delle contraddizioni nelle vostre risposte, è comunque in grado di continuare nella ricerca dell’oggetto, escludendo i dati contraddittori.

Ecco un esempio: la parola da trovare è clessidra.

1.          È classificato come Altro.
2.          Si può trovare in un ufficio? A volte.
3.          È diritto? In dubbio.
4.          Si trova in una confezione? No.
5.          È duro? Sì.
6.          Vive nell’acqua? No.
7.          Contiene molta acqua? No.
8.          Ha dei pulsanti? No.
9.          È possibile fare dei giochi con questo? Sì.
10.          Ha quattro gambe? No.
11.          Implica contatto con altri esseri umani? No.
12.          Pesa più di mezzo chilo di burro? No.
13.          Si trova su una scrivania? Sì.
14.          È trasparente? Sì.
15.          È qualcosa che si porta con sé? No.
16.          Rotola? No.
Q17.  Sto indovinando che è una clessidra?

Non era molto difficile, ha indovinato in sole 17 domande.
Altre parole che è riuscito ad indovinare sono: plettro, acceleratore di particelle, uovo di pasqua, musica, niente e indovinello.


Nascondino dimensionale

Newton ed Einstein stanno giocando a nascondino.
Einstein si appoggia ad un muro e inizia a contare, mentre Newton si guarda attorno attentamente cercando un posto dove nascondersi. Ad un certo punto smette di cercare, prende un gessetto, disegna per terra un quadrato con il lato di un metro e si mette al centro di esso.
Einstein finisce di contare, si volta e fa: “Eccoti! Tana per Newton!“, e Newton: “Io non sono Newton… sono Pascal!“.

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Un rudimentale tubo di Pitot

Durante gli studi di ingegneria aerospaziale, ho incontrato questo simpatico strumento che è il tubo di Pitot.
La sua funzione, che è ampiamente descritta su Wikipedia, è quella di misurare la velocità di un fluido.

Il tubo di Pitot è costituito da un tubo, di una generica lunghezza, disposto parallelamente alla direzione del fluido (in particolare, al vettore velocità). Un’estremità del tubo è aperta, per permettere l’ingresso del fluido, mentre l’altra estremità è collegata ad un manometro. I manometri che si possono utilizzare sono i più disparati, quello che ho utilizzato io sfrutta la Legge di Stevino.

p_{sta}=-\rho g \Delta z\\\\p_{sta}:\text{Pressione statica}\\\rho :\text{Densita

Com’è possibile vedere nell’immagine qui sopra, il manometro e il tubo di Pitot non sono altro che un semplice tubo pieno d’acqua, collegati ad una scala millimetrata che permette di misurare il dislivello della colonna d’acqua. In condizioni iniziali, il livello dell’acqua segnato è 13.8 mm.
(Attenzione: la scala millimetrata posta accanto al manometro serve per misurare le variazioni di quota dell’acqua, non l’altezza assoluta. È questo infatti il dato necessario per calcolare la pressione.)

Ho colorato l’acqua con dell’inchiostro nero, in modo da poter visualizzarne meglio il dislivello all’interno nel tubo. L’inchiostro non ha la stessa densità dell’acqua, ma data la natura qualitativa di questo esperimento, la variazione di densità dovuta alla sua presenza è del tutto trascurabile.

Il tubo di Pitot si trova in genere sugli aerei e misura la velocità dell’aereo rispetto all’aria. Data la difficoltà nel testare il tubo di Pitot in condizioni di moto rispetto al fluido, il modo più semplice per verificarne il funzionamento è quello di mettere in moto l’aria rispetto allo strumento, tenendo quindi fermo il tubo. Ciò che conta è infatti il moto relativo tra il fluido e il corpo.

L’oggetto che ho utilizzato per mettere in moto l’aria è un semplice phon.
Indirizzando infatti il getto del phon parallelamente al tubo, è possibile misurare la velocità dell’aria che esce da questo.

Come è possibile vedere dalle immagini, la colonna d’acqua nel tubo subisce una variazione di quota di circa 1.9 cm.
Per la Legge di Stevino, la pressione legata a questa variazione di quota è:
p_{sta}=-\rho g \Delta z=-(1000 kg/m^3)(-9.81 m/s^2)(0.019 m)=186 Pa

L’aria che entra all’interno del tubo, alla velocità incognita V, genera una pressione dinamica che è:
p_\text{din}=\frac12\rho V^2\\p_\text{din}:\text{Pressione dinamica}\\\rho:\text{Densita

Questa pressione va a bilanciare la pressione statica che abbiamo trovato con la Legge di Stevino, quindi:
p_\text{sta}=p_\text{din}=186 Pa

Dall’espressione della pressione dinamica, ormai nota, è possibile ricavare la velocità del fluido:
V=\sqrt{\frac{2p}\rho}=\sqrt{\frac{2\cdot 186 Pa}{1.225 kg/m^3}}=17.4 m/s

La velocità dell’aria che esce dal mio phon è di circa 17.4 m/s (o anche 62.6 km/h). Come valore della densità dell’aria ho utilizzato quello della tabella disponbile su Wikipedia, alla gelida temperatura del mio garage di 15°C.

È importante notare che la densità utilizzata nella Legge di Stevino è la densità dell’acqua, mentre la densità utilizzata nell’espressione della pressione dinamica è la densità dell’aria.

Volendo approfondire un po’ l’argomento, bisogna tenere presente il fatto che il tubo di Pitot non misura soltanto la pressione dinamica, ma misura la pressione totale, che per il Teorema di Bernoulli è:
p_\text{tot}=p_\text{stat}+p_\text{din}=p_\text{stat}+\frac12\rho V^2

Per conoscere quindi la pressione dinamica, occorrerebbe conoscere anche la pressione statica attorno al tubo, che viene misurata utilizzando una seconda presa d’aria sul collo del tubo e va sottratta alla pressione totale. Però, nelle condizioni in cui ho effettuato l’esperimento, il manometro utilizzato è soggetto alla stessa pressione statica a cui è soggetto il tubo di Pitot, che è la pressione atmosferica. Quindi il valore misurato tramite il dislivello della colonna d’acqua è già la pressione dinamica.

Com’è infatti possibile vedere da questa immagine, la pressione totale misurata tramite la presa d’aria b, viene confrontata con la pressione statica misurata dalle due prese d’aria a. Il dislivello h misurerà precisamente la pressione dinamica.


Quanto è alto quel grattacielo?

Siamo a Copenhagen, facoltà di Fisica, durante la prova scritta di un esame.

Traccia del problema
Descrivere come determinare l’altezza di un grattacielo con un barometro.

Risposta di uno studente
Si lega un lungo pezzo di spago al collo del barometro, poi si cala il barometro dal tetto del grattacielo fino al suolo. La lunghezza dello spago più la lunghezza del barometro saranno uguali all’altezza del palazzo

Lo studente viene bocciato ma fa ricorso. La Commissione esamina il ricorso e stabilisce che la risposta è corretta, ma non mostra una conoscenza esplicita della fisica. Lo studente ha perciò diritto ad una prova d’appello:
Per dimostrare familiarità con i principi fondamentali della fisica lo studente risponda alla stessa domanda in un tempo massimo di 6 minuti

Lo studente rimane in silenzio per 5 minuti, scrive qua e là su un foglio di carta e poi, prima dello scadere del tempo risponde:
«Ci sono molti modi di rispondere alla domanda, e non riesco a scegliere quale. Comunque, si potrebbe portare il barometro sul tetto del grattacielo, lasciarlo cadere giù e misurare il tempo che impiega a raggiungere il suolo. L’altezza del grattacielo può essere determinata dalla formula che ho elaborato su questo foglio. Tuttavia, non sarebbe salutare per il barometro.

Una soluzione alternativa è questa: se c’è il sole si potrebbe misurare l’altezza del barometro e la lunghezza della sua ombra quando è in piedi. Poi si misura la lunghezza dell’ombra del grattacielo e con una semplice proporzione geometrica si ottiene l’altezza del grattacielo. La formula per calcolarla è sul foglio, sotto alla precedente.

Tuttavia, se proprio vogliamo essere molto scientifici, si potrebbe legare un pezzo di spago al barometro e farlo oscillare come un pendolo, prima al piano terra e poi sul tetto.
L’altezza del grattacielo potrebbe poi essere determinata dalla differenza nella formula gravitazionale che ho derivato su quest’altro foglio di carta. Mi scuso per il calcolo lungo e complesso.

Però c’è anche un altro modo non disprezzabile. Se il grattacielo ha una scala di emergenza, sarebbe più semplice salire le scale e misurare l’altezza del palazzo utilizzando l’altezza del barometro come unità di misura.

Ma se davvero si vuole essere noiosi e ortodossi, si potrebbe sempre utilizzare il barometro per misurare la pressione atmosferica sul tetto, poi al suolo e convertire la differenza di millibar in metri, così da ottenere l’altezza del palazzo.

Tuttavia, dal momento che il nostro insegnante ci esorta continuamente ad essere creativi nell’applicazione dei metodi scientifici, il modo indubbiamente migliore sarebbe quello di bussare alla porta del custode del palazzo e chiedergli: “Le interesserebbe un nuovo barometro? Posso regalarle questo, se mi dice l’altezza del palazzo…»

La Commissione delibera che lo studente debba essere promosso col massimo dei voti.
Lo studente era Niels Henrik David Bohr, Premio Nobel per la fisica nel 1922 per i suoi studi sulla struttura atomica e sull’atomo di idrogeno.


Come utilizzare Wolfram Alpha per l’esame di Analisi

Ho già parlato delle potenzialità di Wolfram Alpha in un precedente articolo, ciò che voglio fare ora è descriverne il suo funzionamento finalizzato all’esame più temuto al primo anno delle facoltà scientifiche: Analisi matematica.

Innanzitutto, è importante sapere che tutte le operazioni matematiche svolte da Wolfram Alpha, sono eseguite da Wolfram Mathematica, un software commerciale della Wolfram. La sintassi di Wolfram Alpha non è la stessa di Mathematica, ma essendo in grado di comprendere quasi ogni tipo di richiesta, spesso riesce ad interpretare anche la sintassi di Mathematica.

I comandi che utilizzo in questo articolo come input per Wolfram Alpha non sono gli unici comandi che si possono utilizzare per ottenere lo stesso risultato. Ad esempio, se voglio calcolare la somma di due numeri, posso scrivere “4+9“, “sum of 4 and 9“, “what is the sum of 4 and 9?” o ancora “can you tell me the sum of 4 and 9?“.
Se trovate dei comandi più intuitivi di queli che ho utilizzato io, ben venga :).

Funzioni

La prima cosa che possiamo provare a fare con Wolfram Alpha è uno studio di funzione.
Consideriamo la funzione:

f(x)=\frac{\sqrt{1-x^2}}{3-x}

Inserendo l’espressione di questa funzione in Wolfram Alpha (link), il programma ci fornirà una serie di informazioni utili per lo studio della funzione:

  • Input: è la funzione che abbiamo appena inserito.
  • Plots: una serie di grafici caratteristici della funzione. Il primo per x da -4 a 6, il secondo per x da -40 a 40. Gli estremi dei grafici variano a seconda della funzione e sono generati in modo da permettere una visione di tutte le sue particolarità.
    Entrambi i grafici sono costituiti da una linea rossa e una linea blu. Se si considera la funzione definita solo in un sottoinsieme dei numeri reali, il dominio è x\in\left[-1,+1\right] a causa della radice, e il grafico è rappresentato dalla linea blu. Se però consideriamo la funzione in un sottoinsieme dei numeri complessi, la radice è definita sempre e l’unica limitazione del dominio è x\ne 3. La linea rossa rappresenta quindi la parte immaginaria della funzione e in x=3 è tracciata una linea verticale che ne costituisce un asintoto.
  • Alternate forms: una serie di espressioni alternative con le quali possiamo esprimere la nostra funzione. È molto utile ad esempio se la nostra funzione va considerata in un prodotto di funzioni e ci sono elementi che si possono semplificare.
  • Roots: sono le radici (o zeri) della funzione, ossia i valori delle x per i quali la funzione vale zero.
  • Series expansion at x = : è lo sviluppo in serie di Taylor della funzione, con punto di partenza in alcuni valori caratteristici della funzione come le radici, l’origine e all’infinito.
    Per calcolare lo sviluppo in serie di Taylor con un punto di partenza diverso, basta scrivere “f(x) series expansion in x=k“, dove f(x) è la nostra funzione e k il punto di partenza che ci interessa (link).
    Verrà inoltre effettuato un grafico di confronto tra la funzione e i suoi sviluppi in serie di primo e secondo ordine:
  • Derivative: è la derivata della funzione rispetto ad x.
  • Indefinite integral: è l’integrale indefinito della funzione, ossia una sua primitiva. Notare che tan^{-1} e sin^{-1} sono rispettivamente Arcotangente e Arcoseno, come è scritto in basso a destra.

Conoscere l’espressione della derivata e dell’integrale di una funzione è senza dubbio un’informazione notevole, per chi è alle prese con uno studio di funzione. Ma un’informazione ancora migliore sarebbe conoscere i passaggi da seguire per arrivare all’espressione di quella derivata o integrale. Ebbene, Wolfram Alpha ci fornisce persino questa informazione.
Cliccando infatti su Show steps verranno mostrati tutti i passaggi che bisogna seguire per risolvere quella derivata o quell’integrale.
Per l’integrale suggerisce infatti di effettuare prima una sostituzione trigonometrica, poi una seconda sostituzione e infine mostra il valore di ogni integrale che permette di arrivare alla soluzione finale (link).
(beh, sì, ho inventato una funzione che ha un integrale davvero particolarmente complesso!)

  • Global maximum/minimum: sono i punti di massimo e minimo assoluti della funzione, con i rispettivi valori.
  • Limit: sono dei limiti della funzione calcolati a -\infty e +\infty. Ovviamente viene considerata la parte immaginaria della funzione, dato che la parte reale è definita soltanto tra -1 e +1.
  • Series representations: un’altra rappresentazione in serie della funzione.
  • Property: nel caso in cui la funzione soddisfi particolari proprietà di simmetria o periodicità, queste verranno indicate sotto questa voce. Ad esempio, nel caso del seno, ci informa che questo è periodico di 2\pi (link).

Integrali e derivate

Abbiamo già visto come nello studio di funzione Wolfram Alpha sia in grado di calcolare, tra le varie cose, un integrale o una derivata.
Se però abbiamo bisogno di maggiori informazioni su un integrale o una derivata, basterà inserire come input “integrate f(x)“, oppure “derivate f(x)“, dove f(x) è la nostra funzione (link 1, link 2).

Come prima, dopo aver calcolato il valore della derivata o dell’integrale con tanto di passaggi intermedi, verranno riproposte una serie di informazioni relative allo studio di funzione, dove questa volta la funzione studiata è la derivata o l’integrale della funzione che stavamo studiando. E quindi: grafico, forme alternative, radici, sviluppi in serie, ecc…

Potrebbe essere necessario però calcolare il valore di un integrale definito.

\int_a^b f(x)dx

Basterà inserire come input “integrate f(x) from a to b“, dove a e b sono i nostri estremi di integrazione (link).
Verrà mostrato il valore numerico dell’integrale e una sua rappresentazione grafica.
Qualora il risultato dovesse essere espresso in forma decimale, è possibile mostrare quante cifre decimali si desidera cliccando su More digits.

Un’altra operazione interessante è quella di derivata parziale. Se abbiamo infatti una funzione definita in \mathbb{R}^2:

f(x,y)=\frac{3x^2-2xy+8xy^2}{\sqrt{y^2-x^2}}

Per avere la derivata rispetto ad x, basta scrivere “derivate f(x,y) in x” e quella rispetto ad y “derivate f(x,y) in y” (link).

Ancora una volta, con i relativi passaggi (Show steps).

Risoluzione di equazioni

Wolfram Alpha offre una quantità inimmaginabile di strumenti matematici. Uno dei più semplici e più utilizzati, è la risoluzione di equazioni.
Risolvere un’equazione è semplicissimo, basta digitare “solve eq(x)“, dove eq(x) è la nostra equazione (link).
Oltre alle soluzioni reali, verranno ovviamente fornite anche le soluzioni in campo complesso.

Per risolvere un sistema di equazioni, siano esse di qualsiasi tipo, basta scrivere le equazioni separate da una virgola.
Esempio: “solve x+3y=5, 4x-8y=0” (link).

Oltre alla risoluzione di equazioni tradizionali, Wolfram Alpha è in grado di risolvere molti altri tipi di equazioni, come ad esempio le equazioni differenziali. Per risolvere, ad esempio, questa equazione differenziale:

y(x)+3y

basta digitare “solve y(x)+3y'(x)=x^2” (link). Verrà restituito il tipo di equazione differenziale (nel nostro caso ordinaria lineare di primo ordine), l’insieme di funzioni che soddisfano l’equazione (se esiste), il grafico di una delle soluzioni con la relativa derivata, e un grafico dell’andamento di queste funzioni:

Le capacità di Wolfram Alpha non si fermano neanche davanti ad un’equazione differenziale non lineare di terzo ordine, come l’Equazione di Blasius:

2f^{

Questa equzione non ha soluzioni analitiche, ma esclusivamente numeriche.
Wolfram Alpha non dà la soluzione numerica (forse sarebbe troppo!) ma ci fornisce comunque un grafico dell’andamento della funzione e delle sue derivate (link).

Per informazione, l’equazione può essere risolta comunque semplicemente utilizzando Wolfram Mathematica, con i tre seguenti comandi:

sol=NDSolve[{f'''[x]+0.5f[x]*f''[x]==0,f'[0]==0,f[0]==0,f'[50]==1},f,{x,0,10}]
b[x]=f[x]/.sol
Style[TableForm[{Table[x,{x,0.1,8,0.2}],Table[{Evaluate[f[x]/.sol]},{x,0.1,8,0.2}],Table[{Evaluate[f'[x]/.sol]},{x,0.1,8,0.2}],Table[{Evaluate[f''[x]/.sol]},{x,0.1,8,0.2}]},TableDirections->Row,TableHeadings->{{"n", "f", "f'", "f''"},None}],12]

Successioni e serie numeriche

Per quanto riguarda successioni e serie numeriche, l’informazione che generalmente interessa lo studente di Analisi è la convergenza.

– Per le successioni, basta calcolare un limite. Il comando per risolvere un limite è “limit f(n) n to k“, dove f(n) è la successione, k è il valore a cui fate tendere n (per infinito, è infinity).
Ad esempio, per la successione:

f(n)=\frac{n}{n+1}

basta digitare “limit n/(n+1) n to infinity” (link).

– Per le serie numeriche il comando è “sum f(n) n to infinity“. Ad esempio per:

\sum_{n=1}^{\infty} \frac{1}{n^2+1}

basta digitare “sum 1/(n^2+1)” (link).
Anche qui, come per integrali e derivate, le informazioni fornite sono molto interessanti:

  • Infinite/approximate sum: il valore della sommatoria in forma analitica (se esiste) e decimale.
  • Finite sum approximation: è una stima della somma per valori di n finiti. (il suo valore non indica che la serie converge!)
  • Convergence tests: questa voce è molto interessante, perché ci informa di quali criteri di convergenza sono stati applicati, e quali di questi sono soddisfatti.
  • Partial sums: è un grafico delle somme parziali che mette in mostra l’andamento della serie.
  • Partial sum formula: è un’espressione per le somme parziali.

Infine, ecco il link del portentoso strumento:
http://www.wolframalpha.com

Alternate forms


Successioni numeriche logiche

Questo articolo rappresenta una sfida a tutti gli utenti che lo leggeranno.

Di seguito sono rappresentate alcune serie di numeri che si susseguono con una logica, provate a capire qual è, trovando i due numeri successivi di ognuna.
Le soluzioni sono cifrate in ROT13 per evitare click accidentali.

I nomi delle serie sono generati casualmente in Python.

Sfrinfralgubbro
1, 3, 7, 15, 31\dots
Mostra soluzione ▼

Schiodo nistragobbe
152, 160, 167, 181, 191, 202, 206, 214\dots
Mostra soluzione ▼

Gliubbolgli trunmurpiri
24, 27, 32, 39, 42\dots
Mostra soluzione ▼

Nacclastlonne
5, 8, 12, 18, 24, 30\dots
Mostra soluzione ▼

Linfonsgrisgu sfrittrariaco
333, 360, 378, 546\dots
Mostra soluzione ▼

Mussoqquedro (difficile!)
0, 6, 11, 15, 22, 32, 42, 51\dots
Mostra soluzione ▼

Drosophila melanogaster
0, 4, 11, 17, 28, 36, 45, 59\dots
Mostra soluzione ▼


Un anno di Eee PC

È ormai passato più di un anno da quando ho acquistato il mio Eee PC 1000H e dopo un intero anno di utilizzo posso finalmente scriverne una recensione rigorosa.

La versione che posseggo è quella con Microsoft Windows XP Home Edition, con 1GB di ram e disco rigido da 160GB, senza alcuna modifica.

Per i primi mesi di utilizzo l’ho sfruttato poco, perché non ne avevo molto bisogno, ma in seguito alla rottura del mio pc fisso è diventato il mio unico computer.

Portabilità
Molti computer vengono definiti portatili anche se hanno monitor da 15″ o 17″, ma dopo aver avuto a che fare con un computer con schermo da 10″, l’unica definizione che mi viene in mente per quei notebook è spostabili. Il monitor da 10″ dell’Eee PC 1000H è davvero un punto di forza: è piccolo quanto basta per essere portato in giro e grande quanto basta per riuscire ad utilizzare il computer senza problemi.
I luoghi in cui l’ho utilizzato sono stati i più svariati: a casa, all’università, in classe, in biblioteca, al ristorante, al bar, in treno… Essendo piccolo non dà neanche molto nell’occhio e grazie al mouse multitouch risulta facile la navigazione nel web anche senza mouse esterno.

Autonomia
Un altro motivo per cui adoro questo portatile è la sua autonomia. Non mi è mai capitato di rimanere con la batteria scarica, infatti anche navigando in internet, in modalità Power saving, 4 ore le ho sempre raggiunte senza problemi. Se poi seguo particolari accortezze come disattivare webcam, bluetooth e tutte le periferiche usb e spegnere il monitor con l’apposito pulsante nei momenti in cui non utilizzo il computer, l’autonomia sale fino a 5 ore!

Un episodio simpatico che mi va di raccontare è accaduto in aula all’università, durante un’esercitazione con MatLab: per questa occasione tutti i miei colleghi avevano portato i loro computer portatili, qualcuno acquistato apposta per l’università, dalle caratteristiche più disparate: monitor HD, lettore Blu-ray, telecomando, sintonizzatore TV, lettore di impronte digitali. Ovviamente tutti denigravano il mio «piccolo ed economico portatile» che non aveva nessuna di queste utilissime funzioni.
Col passare delle ore però, vedevo sempre più persone abbassare il monitor del computer a causa dell’assenza di prese elettriche nell’aula: dopo neanche due ore ero rimasto l’unico ad avere il pc funzionante, con un’autonomia di altre due ore abbondanti, e a quel punto sono stato io a ridere :D.

Tastiera e touchpad
Una delle caratteristiche di questo computer che temevo quando l’ho acquistato era la tastiera. Essendo infatti più piccola delle tastiere tradizionali avevo paura che fosse problematico utilizzarla. Le prime settimane avevo infatti problemi con il tasto Shift di destra, che si trova nella scomoda posizione a destra della freccia su. In realtà non c’è voluto molto ad abituarsi e in questo momento sto scrivendo questo articolo proprio con la tastiera in questione. Dopo un po’ ci si abitua e si riesce a scrivere senza problemi proprio come se fosse una tastiera tradizionale.

Per quanto riguarda il touchpad, la caratteristicha del multitouch lo rende senza alcun dubbio molto più comodo dei touchpad tradizionali, ma non riesce comunque a raggiungere la comodità del mouse tradizionale.
Grazie alle funzioni di scrolling a due dita, di pagina indietro/avanti con tre dita e di click semplice, destro e centrale con una, tre e due dita, la navigazione su internet è molto semplificata.
Resta il fatto che è comunque molto più comodo avere un mouse usb da collegare al pc, quando se ne ha la possibilità.

Schermo
Molte persone hanno paura ad acquistare un Eee PC per le dimensioni ridotte del monitor. Io non ho problemi di vista e vi assicuro che 10 pollici sono sufficienti ad utilizzare il computer senza problemi. La risoluzione 1024 x 600 permette un’ottima visualizzazione di quasi tutte le pagine web, senza barra di scorrimento orizzontale; con alcune particolari accortenze nel browser (icone ridotte, barre di navigazione ridotte al minimo) la navigazione nel web risulta piuttosto piacevole.

Nonostante le ridotte dimensioni, risulta piacevole persino la riproduzione di film. Inoltre, essendo così piccolo, lo si può tenere a letto sul cuscino per guardare film nel massimo del confort!

Essendo uno schermo piuttosto economico non è fatto per giocare (del resto parlano le caratteristiche hardware), infatti se capita di trovare sfondi di pagine web spixellati che durante lo scrolling costringono il monitor ad un rapidissimo refresh dei pixel, si notano dei difetti nella visualizzazione.

Hardware
Per quanto riguarda le caratteristiche hardware, ero consapevole di cosa avrei avuto sotto mano già dall’acquisto. Il processore è un Atom N280 da 1.6 GHz, ma nonostante la bassa frequenza a cui lavora è studiato con in modo tale da permettere l’utilizzo del computer con fluidità. Infatti supporta la modalità di Hyper-Threading che permette al sistema operativo di vedere il processore come un dual-core, per poter lavorare parallelamente come se avesse due core. La ram fornita è 1GB, ma supporta fino a un massimo di 2GB.
Dopo un anno di utilizzo devo dire che Intel è riuscita a progettare un processore veramente notevole. Infatti oltre a riscaldarsi pochissimo (se si lavora in Power saving mode è quasi sempre freddo, in confronto ad un qualsiasi altro portatile), con conseguente basso consumo di energia, permette di regolare la frequenza del clock direttamente dal sistema operativo, grazie ad un software fornito dalla Asus che è EEE Super Hybrid Engine.
Quando si dice che l’Eee PC non è concepito per giocare, ci si riferisce ovviamente ai giochi usciti nel periodo di commercializzazione dell’Eee PC. Ma non dimentichiamoci che negli anni ’90 si giocava a Flight Simulator con un semplice Pentium III 500 MHz, e ancora prima si giocava persino con i 286. Con questo voglio dire che c’è una vastissima gamma di videogiochi che gira senza alcun problema sull’Eee PC, che non sia necessariamente dell’epoca.
Ovviamente non potrete giocarci a Crysis ma, ripeto, l’Eee PC non è certo un computer destinato ai videogiochi.

Per quanto riguarda la grafica, programmi come GIMP, Photoshop e Autocad girano senza alcun problema e si riesce persino a lavorare in 3D con programmi tipo Google SketchUp.
Nel calcolo puramente numerico si è sempre detto che l’Atom non è proprio il massimo, ma è da un anno che utilizzo programmi come MatLab e Wolfram Mathematica 6 senza alcun problema. Magari Mathematica ci può impiegare 4 secondi invece un decimo di secondo, per risolvere un’equazione differenziale non lineare, ma per quanto mi rigurada, non vado di fretta 🙂 .

Connettività e periferiche
La connettività è un altro punto forte dell’EeePC 1000H, è infatti dotato sia di bluetooth 2.0 che di wi-fi b/g/n. Il mio Eee PC non ha il modem 3G che permetterebbe di collegarsi ad internet tramite una scheda SIM, ma non era una caratteristica da me richiesta.
Il wi-fi, nonostante supporti il draft N e abbia un buon raggio d’azione, non supporta l’injection, quindi se avevate intenzione di testare la rete wi-fi dei vostri vicini di casa, scordatevi di farlo con la scheda wi-fi integrata :P.

L’Eee PC 1000H ha un hard disk SATA da 160GB che per me è estremamente capiente.

La webcam da 1.3 megapixel fa egregiamente il suo lavoro. Dato che è difficile descriverne la qualità delle immagini a parole, ecco un’immagine scattata all’aperto in un giorno di pioggia:

Non sarà certo una macchina fotografica, ma per comunicare con Skype e simili è perfetta.

Una caratteristica di quasi tutti gli Eee PC che non mi ha affatto dato problemi è l’assenza di un’unità ottica. Ormai i file si scambiano quasi esclusivamente tramite penna USB e in un anno intero di utilizzo non ho quasi mai avuto bisogno di un lettore CD o DVD. Ho acquistato un masterizzatore USB perché quello del pc fisso si era rotto e pensavo che essendo USB mi sarebbe potuto servire sull’Eee PC, ma fin’ora non è quasi mai capitato.
L’unica volta che ho utilizzato il lettore DVD per l’Eee PC è stato per installare Windows 7, che però ho abbandonato dopo poche settimane per tornare ad XP. Funzionava una meraviglia, in versione Professional, ma sono troppo abituato ad XP e devono passare ancora molti anni perché cambi sistema operativo!

Per quanto riguarda l’audio c’è poco da dire. Quando riproduco filmati o brani musicali collego sempre l’Eee PC ad un impianto di casse 2.1 e uso raramente le casse integrate.
Non sono molto potenti, si adeguano allo standard di tutti i portatili con cui ho avuto a che fare, ma installando il programma SRS Premium Sound si guadagnano un bel po’ di decibel grazie ad una preamplificazione digitale.

Applicazioni
Molte delle applicazioni fornite con l’Eee PC sono per me inutili e infatti appena l’ho acquistato ho fatto una bella pulizia con Revo Uninstaller. Le uniche applicazioni rimaste sono: ASUSUpdate per gli aggiornamenti del bios, EeeInstantKey per i tasti di funzione rapida, EEE Super Hybrid Engine per gestire le prestazioni e autonomia del processore e infine EeePC Tray Utility per abilitare e disabilitare le periferiche integrate.

La versione Home Edition di Windows XP alleggerisce di molto l’EeePC, risparmiandogli l’esecuzione di numerosissimi servizi di rete, il più delle volte inutilizzati.

Conclusioni
Per concludere, l’Eee PC 1000H è un computer meraviglioso, che non cambierei per niente!
È possibile utilizzarlo come unico pc, se non si hanno particolari pretese, ma se lo si utilizza come «estensione portatile» di un pc fisso, diventa veramente il massimo.
In un anno di utilizzo non mi si è mai bloccato e si può riscontrare qualche piccolo rallentamento solo quando si lavora in Power Saving Mode, di default quando è a batteria.

Il prezzo si aggira attorno ai 300€.

È un computer che consiglio vivamente agli studenti universitari e a chi ha bisogno di un portatile che sia veramente portatile e non abbia particolari pretese quanto a prestazioni.


Kelvin o gradi Kelvin?

lord kelvinSpesso si sente parlare di temperature in Kelvin o gradi Kelvin indistintamente, al punto che un mio professore universitario li chiama “gradi” ma li indica con il simbolo K, domandandosi perché non si utlizzi il tipico simbolo del grado (°), come per i gradi Celsius.
Non tutti sanno infatti che le temperature della scala assoluta, fino al 1967, anno in cui si svolse la tredicesima Conferenza generale dei pesi e delle misure, erano indicate con i gradi Kelvin, il cui simbolo era proprio °K. Fu durante questa conferenza che infatti si decise di fare chiarezza tra le scale della temperatura, lasciando la definizione di “grado” soltanto per le scale relative, ossia quella Celsius (°C) e Fahrenheit (°F), modificando il nome della scala assoluta in Kelvin, il cui simbolo divenne semplicemente K.

Una modifica di questo tipo fu subita anche dalla scala Celsius: essendo infatti stata definita in base a due punti di riferimento, congelamento ed ebollizione dell’acqua, distanti 100 gradi, fu chiamata per un certo periodo di tempo centigrada.
Solo nel 1948, durante la nona Conferenza generale dei pesi e delle misure, si adottò il nome del suo inventore Celsius per evitare di creare confusione con il significato del prefisso centi-.