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Salviamo Città della Scienza

La “Città della Scienza” di Napoli, il più grande museo scientifico di nuova generazione d’Italia e uno dei maggiori d’Europa, rischia di chiudere.

Firma subito l’Appello per salvare la “Città della Scienza”!

Napoli e l’Italia non possono permettersi di perdere questo patrimonio di cultura scientifica e di eccellenza museale. Nella Città della Scienza c’è un museo interattivo, hands/on, in cui è «vietato non toccare». Perchè chiede il coinvolgimento attivo – con le mani, con la mente e anche col cuore – nell’interrogare la natura e nell’apprendere un metodo, prima ancora che delle nozioni. Ma la Città della Scienza è costituita da una serie di altre attività – organizza eventi e congressi, partecipa a progetti nei settori di “scienza e società”. A Città della Scienza sono nate decine di piccole imprese “fondate sulla conoscenza”.

L’obiettivo di Città della Scienza è diffondere la cultura scientifica per favorire uno sviluppo culturale, civile ed economico fondato sulla conoscenza. Per questo può essere definito un “museo totale”. A tutt’oggi questo centro di diffusione della cultura scientifica è l’unica attività produttiva operativa in un’area, quella di Bagnoli, che fino a quarto di secolo fa ha ospitato con l’Italsider la più grande concentrazione industriale del Mezzogiorno.

Città della Scienza vanta notevoli performance. Ogni anno è visitato da almeno 500.000 persone. Ha un patrimonio di quasi 100 milioni di euro. Conta su 79 dipendenti, 5 borsisti e 13 collaboratori a progetto. Ha un bilancio di 10 milioni, coperti al 65% – caso unico nel continente – non da fondi pubblici ma operando sul mercato.

Ebbene, malgrado tutto questo Città della Scienza rischia di chiudere. Sia perché vanta una quantità di crediti esigibili dalla Regione Campania che accumulatisi nel corso di diversi anni ammontano oggi a 7,6 milioni di euro. Sia perché lo stesso Ente – che è uno dei partner istituzionali principali – ha annunciato per motivi di bilancio tagli decisivi per i progetti ancora in atto e per i progetti futuri.

Città della Scienza è una realtà della comunicazione scientifica di interesse nazionale. Lanciamo questo appello a tutte le autorità competenti, nazionali e locali, perché Città della Scienza non muoia.

Tra i primi firmatari:

  • Carlo Bernardini, Università La Sapienza di Roma, Roma
  • Stefano Fantoni, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA), Trieste
  • Umberto Guidoni, astronauta, Roma
  • Margherita Hack, Università di Trieste, Trieste
  • Tommaso Maccacaro, Presidente INAF, Milano
  • Ignazio Marino, professor of Surgey, Jefferson Medical College, Thomas Jefferson University (Usa) e Senatore della Repubblica, Roma
  • Piergiorgio Odifreddi, Università di Torino, Torino
  • Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, Presidente Accademia Nazionale delle Scienze   detta dei XL, Roma

Firma subito l’Appello per salvare la “Città della Scienza”!

Da: scienzainrete.it


Muori, Aedes albopictus

Le zanzare tigre hanno infestato ogni luogo. Ci impediscono di dormire la notte, ci impediscono di stare in giardino o in terrazza di giorno; si avvicinano con quell’insopportabile ronzio, ci deprivano di qualche microlitro del nostro liquido organico rosso e fuggono, ritornando poi per il pasto successivo.

Fin’ora mi sono sempre limitato a farle fuori con la mia fedele racchetta elettrica, ma ora ho deciso di provare a sterminarle alla radice: girando per il web ho infatto trovato una trappola, l’ovitrappola, che dovrebbe aiutarmi nel mio intento.
L’ovitrappola non è altro che un contenitore nero contenente dell’acqua. Posto nel terreno è considerato dalle zanzare un ottimo luogo per depositare le loro uova, una trappola che ci permette di distruggere le nuove generazioni dell’insetto.
Collocando un’ovitrappola nel terreno, in un vaso o in giardino, si dovrebbe riuscire a catturare un bel po’ di larve di zanzara, e tenendo conto che l’area di azione di una zanzara tigre è inferiore ai 200 m, magari si potrebbe passare il resto dell’esate in pace.

E allora così ho fatto: ho preso un barattolo di vetro trasparente, l’ho riempito per metà d’acqua e l’ho sotterrato in un vaso. Tra qualche giorno sapremo se questo rimedio alle zanzare funziona.


Com’è ingegneria?

Dopo due anni che frequento ingegneria spesso mi sento fare domande del tipo: Com’è ingegneria? È difficile? Che preparazione bisogna avere?. Effettivamente, non c’è metodo migliore per togliersi questi dubbi che parlare con una persona che già frequenta la facoltà e così ho deciso di scrivere questo articolo per cercare di schiarire un po’ le idee a coloro che vorrebbero intraprendere la strada dell’ingegneria.

Molte delle persone che si iscrivono a ingegneria lo fanno perché o sono interessate alla matematica, o alla materia di una particolare facoltà d’ingegneria. Le prime persone sono quelle più dubbiose, proprio perché non sanno se iscriversi a matematica, fisica o ingegneria. Effettivamente, il matematico, il fisico e l’ingegnere sono tre persone molto diverse che hanno in comune proprio la matematica, però, il matematico studia la matematica nella sua astrazione più totale, il fisico la utilizza applicata ai fenomeni naturali e l’ingegnere per risolvere i problemi. Un esempio molto banale potrebbe essere il fenomeno della caduta dei gravi: il matematico studia le equazioni, il fisico trova l’equazione che descrive un corpo in caduta libera, l’ingegnere applica quest’equazione ai problemi che si trova davanti.

Un altro motivo per cui molti scelgono ingegneria è perché è facile trovare lavoro. Infatti, proprio per la loro natura di «risolutori di problemi», gli ingegneri sono quelli più ricercati nelle aziende, dove, se si verifica un problema, non c’è bisogno di qualcuno che trovi un teorema per risolverlo ma di qualcuno che lo risolva materialmente; e l’ingegnere sfrutta gli strumenti offerti dalla matematica e dalla fisica per risolvere i problemi.

Veniamo ora alla domanda più frequente: Quanta matematica bisogna sapere per iscriversi a ingegneria?
Gli studenti più preoccupati sono generalmente quelli del liceo classico o linguistico, perché hanno una preparazione in matematica che è inferiore a quella dei cugini dello scientifico. È vero che il programma del quinto anno di liceo scientifico è molto vicino al programma dell’esame di Analisi I, ma è anche vero che è l’unico esame in cui sono avvantaggiati. Per laurearsi ad una triennale bisogna sostenere circa venticinque esami. Un esame su venticinque è il quattro percento della laurea. Il quattro percento è ingegneristicamente trascurabile :D.
Per questo motivo non c’è alcun bisogno di preoccuparsi, per seguire i primi corsi di ingegneria sono sufficienti le basilari nozioni di trigonometria e qualche formula geometrica, come le relazioni sui triangoli rettangoli, perimetro ed area della circonferenza, piano cartesiano, ecc…
Quali sono allora le reali competenze richieste per un ingegnere? Sicuramente un minimo di ingegno, intuitività e intelligenza, che possono essere utili nelle altre materie, ma sono fondamentali per far fruttare appieno i corsi di ingegneria. Ricordate che l’obiettivo dell’ingegnere dev’essere quello di risolvere i problemi, e i problemi non si risolvono imparando formule e dimostrazioni a memoria ma sapendoli applicare in maniera corretta.

Una volta deciso di voler fare ingegneria resta un problema: Che ingegneria scelgo?
Questo è sicuramente un bel problema, l’unico consiglio che posso dare è quello di scegliere la materia che più può interessare e per farlo può essere d’aiuto leggersi gli esami e le loro descrizioni nella guida dello studente di ogni facoltà. Un vasto elenco delle varie ingegnerie che esistono è presente su Wikipedia.
Per quanto riguarda gli esami, il primo anno è praticamente uguale per tutte le ingegnerie: Analisi I, Analisi II, Geometria e algebra, Fisica I, Fisica II, Informatica, Disegno, e Chimica. Sono gli strumenti di base che servono ad un qualsiasi ingegnere e non vanno sottovalutati. Dal secondo anno in poi gli esami iniziano a diventare più specifici e finalmente si ha a che fare con le materie che costituiranno il pane quotidiano per il resto della carriera universitaria!

Un’altra questione che terrorizza chi si vuole iscrivere a ingegneria è: Quanto devo studiare?
La risposta è semplice: tanto. Questo «tanto» non è comunque in alcun modo paragonabile allo studio delle scuole superiori. Alle superiori si è costretti a studiare materie che spesso non ci interessano neanche lontanamente e inoltre si utilizza un metodo di studio che non sempre è adatto anche all’università. A ingegneria si studiano le materie che più ci interessano e quindi anche se passi giornate intere sui libri lo fai con piacere, perché studi argomenti che ti appassionano. È per questo che bisogna fare molta attenzione alla scelta della facoltà, perché una scelta sbagliata porta inesorabilmente al fallimento. Se non c’è passione, studiare diventa impossibile.
Volendo quantificare un po’ quel «tanto»: 3-4 ore durante il periodo dei corsi e 9-10 ore durante il periodo degli esami.
Per uno studente liceale abituato a studiare un paio d’ore a settimana questi numeri possono spaventare ma, ripeto, lo studio che si fa al liceo non è paragonabile allo studio che si fa all’unviersità.

Per quanto possa sembrare banale, un consiglio che vorrei darvi se vi iscrivete a ingegneria, è quello di studiare tutti i giorni, anche durante i corsi. Sì, è una cosa che dicono dalle scuole elementari, ma non lo capisci finquando non arrivi all’università! Ridursi a studiare gli esami 15-20 giorni prima è difficile, è molto stancante e non permette di stare al passo con gli altri esami. Anche una semplice lettura degli appunti presi in classe, per capire meglio i concetti spiegati, può aiutare tantissimo quando ci si ritrova a dover sostenere cinque esami in due mesi.

Gli ultimi due argomenti di cui volevo parlare sono professori e voti. Il primo esame è sempre quello più difficile, perché si pensa al docente universitario come ad una chissà quale entità aliena dalla conoscenza assoluta alla quale non è possibile rivolgersi in alcun modo. No. I professori universitari sono esseri umani (già)! E spesso con loro si instaura un rapporto persino migliore di quello che si aveva con i professori al liceo. Magari con una classe di trecento allievi può essere più difficile, ma dal secondo anno in poi spesso non si superano le cinquanta persone per aula.
I professori mettono a disposizione un orario di ricevimento che consiglio di utilizzare, infatti la maggior parte di loro è molto ben disposta a dare spiegazioni.
I voti, infine, sono forse l’argomento più difficile da trattare. C’è chi preferisce mantenere una media alta e ci mette una vita a laurearsi, chi accetta tutto e si laurea in poco tempo. Poi ci sono le vie di mezzo e i casi particolari. Il voto è sì importante, ma non deve diventare un’ossessione. Spesso i professori si indispettiscono quando uno studente rifiuta un voto e, assieme al fatto che è difficile (e soprattutto noioso) studiare due o più volte uno stesso esame, capita che lo studente è costretto ad accettare un voto persino inferiore a quello che aveva rifiutato.
Prendersi un po’ più di tempo per avere un voto migliore può andare bene, ma le aziende spesso preferiscono assumere persone laureate in meno tempo, piuttosto che con un voto appena migliore ma laureate in più tempo. Per questo motivo bisogna trovare il giusto compromesso tra voti e tempo, per laurearsi con i voti più alti possibili nel minor tempo possibile, in modo da avere un’efficienza massima. Ovviamente questo rapporto dipende dalle capacità dello studente.

Un appunto infine per quanto riguarda quella specie di “test d’ingresso” che hanno proposto da un paio d’anni ai neoiscritti. È molto facile superarlo se avete conoscenze in matematica e può essere superato anche se si hanno conoscenze in altre materie. Se non doveste passarlo potete iscrivervi tranquillamente a ingegneria, solo che non potrete fare l’esame di Analisi I finquando non passerete questo test. Anche se non avete alcuna conocenza in matematica, dopo aver seguito i corsi del primo semestre, superarlo sarà una passeggiata ;). Il suo obiettivo è quello di «spaventare» tutti quelli che si iscrivono a ingegneria solo perché “Si dice che si trova lavoro“. Non lasciatevi ingannare dall’esito del test d’ingresso, né tantomeno dal voto dell’esame di maturità. Se avete passione per la materia che state per affrontare e siete pronti a studiare, riuscirete senza troppi problemi.

Per ulteriori domande potete utilizzare i commenti ;).


PyFoil 1.2

Ecco la nuova versione della mia applicazione PyFoil, sviluppata in Python per Symbian S60.

Purtroppo a causa della mancanza di tempo non sono riuscito a completarla e sono presenti alcuni bug che segnalo stesso in questa pagina:

  • I dati sulla pressione e la temperatura nella stratosfera non vengono calcolati correttamente
  • Il calcolo del centro aerodinamico dell’ala non è corretto in caso di angolo di freccia
  • Il calcolo del coefficiente di momento non è corretto
  • È possibile settare i dati del piano di coda orizzontale, ma questi non vengono ancora utilizzati per fare calcoli

L’applicazione è comunque in grado di calcolare svariati parametri geometrici e aerodinamici sull’ala, impostandone caratteristiche alla radice e all’estremità.

Segue il codice del programma.
Leggi il resto dell’articolo »


Semplice esempio di riduzione del rumore

Se in questi giorni vi è capitato di vedere una partita dei mondiali di calcio in Sudafrica, avrete senz’altro fatto caso all’insopportabile rumore delle vuvuzela.

In questo articolo voglio mostrare come sia possibile eliminare un rumore sfruttando le caratteristiche fisiche del suono stesso. Il suono è una “vibrazione prodotta da un corpo in rapida e regolare oscillazione, che si propaga nell’aria o in altri mezzi elastici producendo una sensazione uditiva”, questa vibrazione si propaga sottoforma di disturbi di pressione consecutivi che assumono le caratteristiche di onde longitudinali.

Asse delle ascisse: tempo; asse delle ordinate: ampiezza dell'onda

Nell’immagine è rappresentato l’andamento della variazione pressione dovuta all’onda, prodotta da un suono a frequenza costante.

L’eliminazione del rumore si basa sul principio di sovrapposizione delle onde, secondo il quale due onde che si incontrano danno vita a un’onda la cui ampiezza è la somma delle due. Il concetto è chiaramente rappresentato nella seguente animazione:

In base a questo principio, se le due onde sono perfettamente identiche ma hanno ampiezza opposta, queste si annullano. Perciò, per eliminare un rumore, è sufficiente generare un «antirumore» che si annichilisca con il fastidioso suono. I due suoni, rumore e antirumore, devono provenire dalla stessa sorgente, in modo che tutti i disturbi di pressione possano essere eliminati.

Vediamo un semplicissimo esempio di eliminazione di un rumore utilizzando il software opensource Audacity, disponibile sia per sistemi Windows che GNU/Linux.
Apriamo Audacity e creiamo un nuovo suono da Generate -> Tone, impostiamo una frequenza di 1000 Hz per poterlo udire e lasciamo inalterati gli altri parametri. Creiamo una nuova traccia audio tramite Project -> New Audio Track e generiamo un altro suono utilizzando gli stessi parametri del primo. A questo punto, tramite lo strumento Zoom, andiamo a ingrandire le due tracce audio sino a poterne distinguere la forma dell’onda. Selezioniamo interamente una delle due tracce con Edit -> Select -> Cursor to End e clicchiamo sull’icona del Time Shift Tool. Tramite questo strumento è possibile spostare la traccia audio, quindi spostiamo la traccia selezionata fino a far coincidere esattamente la cresta di un’onda con la gola dell’altra, come nell’immagine:

Infine, spostate il bilanciamento di una traccia tutto a sinistra (L) e quello dell’altra tutto a destra (R).

A questo punto, collegate due casse uguali al vostro computer e disponetele una accanto all’altra. Riproducete il suono appena creato e posizionatevi davanti alle due casse: finché vi trovate in questa posizione il suono sarà praticamente impercettibile, se vi spostate più a destra o più a sinistra riuscirete invece a sentirlo.
L’effetto è mostrato anche in questo video girato da me:

Nel video purtroppo non sono riuscito a trovare il punto preciso in cui i due suoni che arrivano al microfono si annullano, perché l’ho girato con il cellulare e non avevo la possibilità di ascoltare il suono registrato durante la ripresa. È comunque possibile notare come varia l’intensità del suono semplicemente cambiando la posizione delle casse.

Il file audio utilizzato è scaricabile tramite il seguente link:
– Rumore.wav –

In questo esempio il rumore eliminato è un semplice suono a frequenza costante, ma ci consente di capire il principio su cui si basano sistemi molto più complessi di eliminazione del rumore, che invece di basarsi su suoni preregistrati analizzano il rumore identificandolo in base a determinati parametri e generano un suono uguale dall’ampiezza opposta, che annulla il rumore.


Guida al progressive metal

Ormai è passato molto tempo da quando ho iniziato ad ascoltare progressive metal e mi sento di scrivere questo articolo, che vuole essere una sorta di guida per chi è stanco di ascoltare la solita musica commerciale da radio e ha voglia di sperimentare nuove sonorità. Ma anche per coloro che sono semplicemente curiosi di capire un genere di cui non si parla affatto in tv e radio, ma che in realtà è ampiamente diffuso nel panorama musicale.

Un genere musicale nasce dall’esigenza di classificare delle band che non rientrano negli schemi di un’epoca, e quando si parla di progressive metal, la prima band che viene in mente sono senza dubbio i Dream Theater. Dire però che i Dream Theater rappresentino il progressive metal, è un po’ come affermare che Bach rappresenta la musica classica.
I Dream Theater sono senz’altro tra le band prog più conosciute, ma non sono certamente sufficienti a rappresentare un genere così vasto e particolare come il progressive metal.

La parola «metal» fa subito scattare in molte persone una serie di pregiudizi che probabilmente derivano dall’associazione del genere metal al sottogenere heavy metal, che ha ben poco a che fare con il prog. Infatti quando si parla di metal, i primi nomi che possono venire in mente a chi non ascolta il genere sono Iron Maiden, Metallica, Black Sabbath e simili, ma queste band hanno ben poco a che fare con il progressive metal. Vediamo grossomodo quali sono le caratteristiche che contraddistinguono il progressive metal.

Gli strumenti

Il prog è stato il primo genere metal a fare largo uso delle tastiere, che permettono di richiamare atmosfere tipiche del jazz e del blues, in genere assenti nel metal. Un esempio lampante è il progetto musicale Liquid Tension Experiment. Le tastiere vengono inoltre spesso associate a dei sintetizzatori, che introducono delle particolarissime sonorità all’interno del genere. Un compositore che fa largo utilizzo di sintetizzatori nei suoi brani è Arjen Lucassen, di cui spesso ho parlato in articoli precedenti.
Oltre alle immancabili chitarre, basso e batteria, spesso il prog fa utilizzo di strumenti atipici per il metal, come viola, violino, flauto, sassofono, pianoforte, clavicembalo, mandolino…
Un ottimo esempio di come il sassofono possa abbracciare il progerssive metal ci è fornito da Ihsahn, che nel suo album After ci delizia con dei fantastici assoli a opera di Jørgen Munkeby.

Tecnica e voce

Il progressive metal è un genere basato sulla sperimentazione. Sperimentazione di nuove sonorità, nuovi tempi, nuovi strumenti, nuove tecniche compositive.

Una delle caratteristiche di alcuni brani prog, è la complessità dei tempi. Le radio e la musica commerciale abituano l’orecchio a tempi molto semplici, come 2/4 e 4/4. Nel progressive metal, essendo appunto un genere sperimentale, si fa spesso utilizzo di tempi molto più complessi e difficili da seguire ma che nel complesso risultano molto più interessanti da ascoltare.

Per quanto riguarda la voce, il growl è uno degli aspetti del metal che è più difficile apprezzare, quando si è agli esordi. Generalmente è anche difficile da trovare nel progressive metal, essendo più caratteristico di generi come il death e il black metal, ma nonostante ciò c’è una band che è riuscita a fondere perfettamente il death metal con il progressive metal, facendo largo utilizzo del growl: gli Opeth. In particolare il cantante degli Opeth Mikael Åkerfeldt, è famoso per cantare sia le parti «lisce» che quelle in growl, ed è considerato una delle migliori voci growl.
Gli Opeth sono probabilmente la band ideale per chi vuole «imparare» ad ascoltare growl, essendo perfettamente miscelato con quello che può essere chiamato progressive death metal.

Un’altra caratteristica che contraddistingue il prog è la lunghezza degli assoli: assoli di chitarra, tastiera, sassofono, batteria e di ogni altro strumento, si presentano nella maggior parte dei brani. Anche gli assoli, come il growl, non sono facili da ascoltare le prime volte; addirittura potrebbero risultare troppo lunghi e noiosi se li si ascolta troppo superficialmente. Il prog è un genere abbastanza complesso che va ascoltato con attenzione, proprio come la musica classica! Infatti il paragone tra musica classica e progessive metal viene fatto spesso, proprio per i molti aspetti che hanno in comune; molte persone che ascoltano prog, spesso ascoltano anche musica classica.

I concept

I concept album, ossia gli album sviluppati su una trama o una storia ben precisa, non sono certo una prerogativa del progressive metal, ma le band prog che ne fanno uso sono davvero innumerevoli.
Tra gli esempi più noti vi sono senza dubbio gli Ayreon, il cui progetto musicale è interamente basato su una travolgente saga fantascientifica, di cui ogni album costituisce un elemento; i Pain of Salvation che pubblicano prevalentemente concept album, trattando temi che vanno dall’esistenziale-filosofico a questioni più concrete come la sessualità.
Gli stessi Dream Theater hanno pubblicato un concept, Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory, in cui viene narrata in modo teatrale l’intrigante storia di Nicholas e Victoria.

I concept album vanno generalmente ascoltati con il libretto originale, o almeno seguendo una trascrizione dei testi, sia per evitare di distrarsi mentre si ascolta, sia per poter seguire appieno la storia, dato che spesso i vari personaggi sono interpretati sempre dalla stessa voce.
Secondo il mio modesto parere, i concept album riescono a far provare delle emozioni che un normale album non è in grado di dare.

Come iniziare?

Da che punto bisogna partire per iniziare ad ascoltare progressive metal? La risposta a questa domanda credo sia molto suscettibile, dato che ogni persona dovrà scegliere un suo percorso preciso da seguire, in base ai propri gusti musicali. Ciò che posso sicuramente consigliare è di partire da album meno tecnici e più melodici, magari più semplici da ascoltare. Alcuni esempi sono: The Human Equation degli Ayreon, Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory dei Dream Theater, Remedy Lane dei Pain of Salvation, Emergent dei Gordian Knot, A Murder of Crows dei Dead Soul Tribe, e la lista potrebbe continuare ancora a lungo…

Un’altra band che consiglio fortemente a chi vuole iniziare ad ascoltare prog, sono i Pink Floyd. Anche se non è metal, è pur sempre progressive rock, che in un certo senso è la culla del progressive metal. Sono molte le band che richiamano sonorità nate con i Pink Floyd, i quali possono essere considerati come un’avanguardia del prog. Album fortemente consigliati sono The Dark Side of the Moon e Wish You Were Here

Attenzione! Un modo che suggerisco fortemente di adottare per ascoltare progressive metal è quello di riprodurre album interi, e non singole canzoni scaricate illegalmente o da YouTube, dato che ogni brano è spesso una parte costituente di un’opera più grande che può essere apprezzata solo se ascoltata nella sua interezza. Quindi, per quanto possa essere bello un brano preso singolarmente, è molto meglio ascoltarlo assieme agli altri brani dello stesso album.
Spesso inoltre è importante poter osservare la copertina che, come in un libro, completa anche emotivamente l’album grazie alle immagini rappresentate.

Strumenti utili

Per terminare questo articolo vorrei segnalare un paio di siti web che possono essere utili per la ricerca di nuovi album e nuove band:

  • Metalstorm: è una community creata attorno ad un database abbastanza completo di musica metal. È molto utile per scoprire gli album più apprezzati dagli utenti, che possono votare artisti e album. Sono inoltre disponibili delle classifiche sui migliori album, filtrabili per genere musicale e anno di produzione.
  • Encyclopaedia Metallum: è il database di musica metal più ampio che conosca. È possibile mostrare l’elenco di tutte le band progressive metal contenute nel database, sono qualche migliaio!
  • Wikipedia: anche se può sembrare scontato, Wikipedia IT è davvero ben fornita di voci riguardanti band musicali. Spesso è in grado di fornirci informazioni anche molto interessanti che in genere è difficile trovare in giro.

Recuperare e riparare video MP4 interrotti o cancellati

Quando la registrazione di un video in formato MP4 viene bruscamente interrotta e il file non viene finalizzato, spesso il filmato diventa inutilizzabile. Nelle stesse condizioni ci si può ritrovare se si tenta di recuperare un filmato accidentalmente cancellato: la maggior parte dei dati è recuperata, ma mancando alcune informazioni fondamentali non è possibile riprodurre il video.

La prima cosa che si può tentare di fare è cercare di riprodurre il video con un programma un po’ più flessibile, come ad esempio VLC, per poi salvarlo in un nuovo file. La lista di programmi che è possibile utilizzare per provare a riprodurre il video è pressoché interminabile, ma dopo averne provati 4-5 le speranze calano e si perde fiducia.

Il metodo che intendo spiegare in questo articolo non è proprio semplicissimo, specie per chi non ha mai avuto a che fare con l’hex editing, ma cercherò di spiegare tutti i passaggi in modo quanto più dattagliato è possibile.

Premetto che non sono un esperto di editing video e la soluzione a cui sono giunto deriva da numerose ricerche su google e sui vari forum dedicati all’argomento. Inoltre in questa guida utilizzo software per Windows, ma il procedimento può essere seguito con software equivalenti su GNU/Linux.

Vediamo in breve quali sono le operazioni da effettuare per ripristinare un video:

  1. Recupero: qualora il video fosse stato cancellato, la prima cosa da fare è cercare di recuperarlo per poterlo riparare
  2. Riparazione: la riparazione che tenteremo di effettuare consisterà nel sostiture alcune righe del file danneggiato con quelle di un file funzionante dello stesso tipo
  3. Salvataggio: una volta riparato il file, ne salveremo una versione riproducibile in un nuovo file MP4

1. Recupero

Se il nostro problema deriva da una cancellazione accidentale (o non!) del video, la prima cosa da fare è tentare di recuperarlo. È importante notare che quando un file viene “cancellato” dal dispositivo, nella maggior parte dei casi non viene realmente eliminato dalla memoria, ma viene “nascosto” rendendo lo spazio da lui occupato disponibile per altri file. Se quindi dopo la cancellazione la memoria non è stata più utilizzata, le probabilità di ritrovare il file integro sono abbastanza elevate.

Il programma che ho utilizzato con Windows è WinHex, disponibile anche in versione free. Su GNU/Linux è disponibile una valida alternativa che è PhotoRec.
Da Strumenti -> Apri unità disco selezioniamo la nostra memoria nel gruppo Unità logiche. Se non dovesse aprirsi la finestra che permette di esplorare le cartelle, visualizziamola tramite Visualizza -> Mostra -> Esplora cartella. Tramite questa finestra possiamo accedere alla cartella contenente il file cancellato, che è possibile recuperare semplicemente tramite Click destro sul file -> Recupera/Copia. Se il file dovesse essere contrassegnato da un’icona con una X e dimensioni di pohi kB, il suo recupero potrebbe diventare molto più complicato. Lo stesso vale se questo non dovesse essere affatto presente nella lista di file. In questo caso WinHex mette a disposizione degli strumenti, accessibili tramite Strumenti -> Utilità disco sui quali però non mi soffermerò.

2. Riparazione

Veniamo ora alla parte più interessante di questa guida. In questa fase avremo bisogno di un editor esadecimale; potete utilizzare ancora WinHex se siete su Windows, oppure una qualsiasi alternativa come Shed per sistemi GNU/Linux.
Prima di dirvi come procedere è necessario capire innanzitutto come è strutturato un file MP4: una spiegazione dettagliata la potete trovare QUI; in breve esso è costituito da una serie di atom, che sono una specie di tag contenenti informazioni sui video. Ogni atom è costituito da 8 byte (caratteri): 4 byte per la sua dimensione (in giallo, nella foto) e altri 4 per il nome (in azzurro).

La riparazione che tenteremo di effettuare consiste nel copiare l’atom di nome esds da un filmato funzionante a quello danneggiato.
Apriamo con un editor esadecimale un filmato girato con lo stesso dispositivo del video danneggiato e cerchiamo la stringa esds. Dovrebbe essercene una sola, preceduta dall’atom mp4v e seguita dall’atom mdat.
Selezioniamo tutto l’atom esds, partendo da 4 byte prima del nome, fino a 4 byte prima di mdat, come indicato nella figura:

Questa stringa va copiata tra l’atom ftyp e l’atom esds, nella prima riga del file danneggiato. Ricordate sempre che l’atom inizia con i 4 byte sulle dimensioni, seguiti dai 4 byte del nome, quindi la stringa va incollata giusto 4 caratteri prima della stringa “esds”, come indicato in figura:

A questo punto siamo pronti per la fase finale, il salvataggio del video in una versione riproducibile.

3. Salvataggio

Per salvare il file in una versione riproducibile utilizzeremo MP4Creator, un software open source che permette di aprire il bytestream e salvarlo come filmato MP4 riproducibile.
Per prima cosa rinominiamo il file video danneggiato da .mp4 a .mp4v, altrimenti il software non riconosce l’estensione. Collochiamo MP4Creator e il video da riparare nella stessa directory, ed eseguiamo il seguente comando:

mp4creator --create=fdanneggiato.mp4v --rate=24 --verbose video.mp4

Sostituendo ovviamente fdanneggiato e rate con i parametri del nostro video. In realtà MP4Creator supporta l’opzione –variable-frame-rate, ma con me non ha funzionato, su nessuno dei due pc con cui ho provato.
Se tutto è andato a buon fine, il nuovo file video.mp4 dovrebbe essere visualizzabile correttamente da qualsiasi player video.

L’unico problema di questo sistema è che non riesce a recuperare l’audio dei filmati. Ripeto, non essendo un esperto di editing video non so di preciso a cosa sia dovuto il problema, ma sono quasi sicuro se si possa recuperare anche quello.

In conclusione, ho testato questo procedimento sia con un filmato la cui registrazione è stata bruscamente interrotta, sia con un filmato che era stato cancellato da un cellulare (Nokia N82) e in entrambi i casi sono riuscito a recuperare il video con successo.


Test d’ingresso ingegneria

Un giorno, durante una lezione, il mio professore di Fisica Generale fece un’osservazione molto divertente.
Secondo il suo parere, il test d’ingresso ad ingegneria dovrebbe essere abolito perché totalmente inutile e come alternativa basterebbe dare un tubetto di dentifricio in mano ad ogni studente che vuole entrare in questa facoltà: se lo spreme dall’estremità, ha qualche possibilità di diventare ingegnere, mentre se lo spreme dal centro, è inutile che si iscriva.