Perché i razzi volano, se non hanno le ali?

Razzi e aerei sono entrambi oggetti in grado di volare ma, mentre gli aerei hanno delle ali di grosse dimensioni, i razzi hanno soltanto delle minuscole alette posizionate alla base. Come fanno allora a volare?

Differenza tra razzi e aerei

mano_finestrino

Per capire bene la differenza tra un razzo e un aereo, bisogna intendersi innanzitutto su cosa significhi volare. Se lancio una pietra, questa si muove nell’aria per un certo periodo e poi ricade a terra. Se lancio un aereo di carta, questo seguirà una traiettoria un po’ diversa ma alla fine subirà la stessa sorte. Che differenza c’è?
La differenza sostanziale è che l’aereo di carta interagisce con l’aria dando vita ad una forza (portanza) che si oppone alla gravità, mentre la pietra interagisce con l’aria semplicemente con una resistenza (resistenza aerodinamica). I due comportamenti si possono riscontrare anche mettendo una mano fuori dal finestrino di un’auto in corsa: tenendo la mano in orizzontale, sperimentiamo una forza verso l’alto o verso il basso a seconda di come la incliniamo, mentre tenendola in verticale sperimentiamo una forza all’indietro.

Per quanto riguarda il razzo, questo è molto più simile ad una pietra che ad un aereo!
Sia il razzo che l’aereo hanno un motore, ma la loro funzione è molto diversa. L’aereo si oppone alla gravità grazie alla portanza generata dalle ali, e il motore serve a farlo avanzare orizzontalmente (come le ruote di un’auto). Il razzo è dotato invece di un motore disposto verticalmente e genera una forza (spinta) che si oppone direttamente alla forza di gravità (peso).

aereo_forze

Per cui, sia l’aereo che il razzo sono in grado di sollevarsi autonomamente da terra, solo che lo fanno seguendo traiettorie molto diverse: se un razzo venisse lanciato orizzontalmente, la spinta del motore lo farebbe avanzare in orizzontale, ma non sarebbe in grado di sostenerlo verticalmente (dato che la spinta è diretta in orizzontale e non ci sono ali!), per cui ricadrebbe a terra più o meno come un proiettile. Per questo motivo gli aerei si utilizzano per lunghi spostamenti orizzontali mentre i razzi per spostamenti verticali.

Le piccole alette che si trovano alla base di ogni razzo servono a controllarne la direzione. Muovendole a coppie è infatti possibile modificare la direzione del razzo sfruttando l’interazione con l’aria, proprio come fanno gli alettoni di un aereo.

Non tutti i razzi però funzionano in questo modo. C’è infatti una categoria di missili, detti missili da crociera, che sono provvisti di piccole ali che gli consentono di raggiungere grosse distanze sfruttando il fenomeno della portanza come gli aerei.

Differenze tra i motori

Un’altra differenza fondamentale tra aerei e razzi è il motore. Ad essere precisi, con il termine razzo ci si riferisce propriamente al motore di un velivolo (tipicamente il missile), ma nel linguaggio comune (e anche in questo articolo) si confonde impropriamente il termine razzo con missile.

razzo-estintoreEntrambi i motori funzionano sfruttando il Terzo Principio della Dinamica: se salgo sui pattini e lancio un grosso masso in avanti, per il principio di azione e reazione riceverò una spinta all’indietro che mi farà muovere nella direzione opposta alla pietra. Se invece di lanciare pietre aziono un estintore, l’effetto è lo stesso: il gas va da una parte, io vengo spinto dall’altra. La stessa cosa succede con i motori di razzi e aerei.
I motori degli aerei funzionano sfruttando l’aria che li circonda, e si dicono infatti respiranti (air-breathing engine). Catturano l’aria dalla parte anteriore del motore, la riscaldano bruciando un combustibile e la accelerano verso la parte posteriore del motore.
I motori a razzo non hanno bisogno di aria, ma generano i gas propulsivi mediante una reazione chimica. Per questo i motori degli aerei non possono superare una quota massima, mentre quelli dei razzi possono funzionare anche nello spazio.

motori

Ed è per questo motivo, che Iron Man è in grado di volare! Con la spinta generata dalle mani contrasta la gravità, mentre con i piedi avanza orizzontalmente 😀

IRON MAN


Simulatore di Giroscopi in MATLAB

retrogrado– Download del codice – eulero.zip

Ultimamente ho passato un po’ di tempo a giocare con la funzione ode45 di MATLAB e, dopo aver speso una decina di minuti necessari a capire come impostare i vari parametri di funzionamento, ho iniziato ad integrare tutte le equazioni differenziali che ho incontrato nel corso degli studi.

Tra i vari problemi in cui mi sono cimentato ultimamente, c’è quello delle Equazioni di Eulero, ossia le equazioni che descrivono le rotazioni di un oggetto di forma arbitraria soggetto a dei momenti forzanti. In questo articolo voglio proporre un codice scritto da me che permette la risoluzione di queste equazioni e ne mostra i risultati sottoforma di animazione.

Impostazione del problema

Per prima cosa, impostiamo il problema. Abbiamo un corpo di forma arbitraria nell’ipotesi semplificativa, grazie a opportune simmetrie, di prodotti d’inerzia nulli; chiameremo i momenti principali d’inerzia AB e C. Questo corpo ha un orientamento nello spazio che è descritto da una terna di angoli di Eulero; in particolare, è stata scelta una sequenza del tipo XYZ e gli angoli sono stati rinominati\psi, \theta, \phi. Il corpo è soggetto ad un momento le cui componenti attorno agli assi xy, z, sono state rinominate L(t)M(t)N(t). Le equazioni da risolvere, in questi termini, sono:

\left\{\begin{matrix} A\ddot\psi=L + \dot\theta\ \dot\phi\ \left(B-C\right)\\ B\ddot\theta=M + \dot\psi\ \dot\phi\ \left(C-A\right) \\ C\ddot\phi=N + \dot\psi\ \dot\theta\ \left(A-B\right)\\ \end{matrix}\right.

La funzione che utilizziamo per integrare le equazioni è, come preannunciato, ode45. Questa funzione accetta in input una function(t,y), il cui valore è il secondo membro di un’equazione differenziale del primo ordine. Il nostro sistema è del secondo ordine, ma è facilmente trasformabile in un sistema del primo ordine utilizzando altre tre equazioni. Chiamando:

\dot\psi=\omega_x\ \ \ \ \dot\theta=\omega_y\ \ \ \ \dot\phi=\omega_z

Il sistema diventa:

\left\{\begin{matrix}A\ \dot\omega_x=L + \omega_y \omega_z\ \left(B-C\right)\\B\ \dot\omega_y=M + \omega_x\ \omega_z\ \left(C-A\right) \\C\ \dot\omega_z=N + \omega_x\ \omega_y\ \left(A-B\right)\\\dot\psi=\omega_x\\ \dot\theta=\omega_y\\ \dot\phi=\omega_z\end{matrix}\right.

Il codice

– Download del codice – eulero.zip

Per quanto riguarda il codice, questo è diviso in tre file:

  • main.m – contenente il codice principale del programma
  • eulero.m – contenente il sistema di equazioni da integrare
  • ang2dcm.m – funzione che restituisce la matrice dei coseni direttori utilizzata per le rappresentazioni grafiche

Iniziamo dal main.m.

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Questa prima parte del codice è molto semplice. Si limita a pulire la memoria, definire due variabili del problema e mostrare un menù di scelta che presenta alcuni casi di problemi preimpostati. L’intero gruppo switch può essere ovviamente rimpiazzato da uno solo dei casi.
Notare che le leggi temporali delle componenti del momento L, M ed N, sono state definite utilizzando le anonymous function, che consistono nell’unico caso in cui è possibile definire una function all’interno di uno script in MATLAB. Queste funzioni sono state definite utilizzando un’altra comodissima routine, che è interp1: questa funzione prende in input (nel nostro caso) due vettori (uno di tempi e uno dei valori del momento) ed uno scalare. Utilizzando una semplice interpolazione lineare permette di restituire un valore della funzione al tempo t, interpolando i valori di M che sono stati forniti a determinati istanti di tempo. In pratica, tu gli dici quanto vale M al tempo 0, 1 e 5, lui ti dice quanto vale M in un qualsiasi istante compreso nell’intervallo [1,5], interpolando linearmente. Le funzionalità di interp1 sono molto più vaste, ma nel nostro caso la utilizziamo semplicemente per questo.

Vediamo ora come impostare il calcolo vero e proprio.

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La funzione odeset permette di impostare i parametri relativi all’algoritmo di integrazione. Senza addentrarci troppo nel suo funzionamento, ci limitiamo a settare i parametri di precisione, il cui valore influenza pesantemente il tempo di integrazione.

La funzione waitbar, come dice il nome, permette di creare una barra di caricamento a partire da un valore compreso tra 0 e 1, che nel nostro caso sarà l’intervallo di tempo di integrazione normalizzato. È una funzione comodissima, da quando l’ho scoperta la piazzo praticamente ovunque 😀

La funzione ode45 è quella che effettua l’integrazione. Per il funzionamento nel dettaglio si rimanda all’help di MATLAB, ma per quanto riguarda il nostro problema è sufficiente sapere che accetta in input una funzione (nel nostro caso eulero.m) che restituisce un vettore di sei righe, il cui valore è quello del secondo membro del sistema di equazioni differenziali (opportunamente modificato in modo da avere a primo membro le sole derivate prime delle variabili).

\left\{\begin{matrix}\dot{y}(1)=f_1(y,\ \ldots)\\ \dot{y}(2)=f_2(y,\ \ldots) \\ \ldots\end{matrix}\right.

La funzione che andiamo ad integrare dipende dal tempo t, dal vettore di stato y e da una serie di parametri aggiuntivi Par:

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Questa funzione viene richiamata ad ogni step di integrazione. Il suo compito è valutare le derivate prime del vettore di stato y. Oltre a fare ciò, questa funzione aggiorna anche la barra di caricamento ad ogni step. In questo modo potremo sapere graficamente a che punto dell’integrazione siamo arrivati.

La terza parte del codice, la più divertente, è quella che mostra graficamente i risultati dell’integrazione.

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Vengono create due finestre: nella prima viene mostrato l’andamento degli angoli di Eulero, nella seconda l’animazione di un corpo che si muove secondo gli angoli di Eulero trovati.

La prima figura è molto semplice. L’unica particolarità è che gli angoli\theta e\phi vengono limitati agli intervalli [-180, 180] e [0, 360].

angoliPrima di procedere con l’animazione è necessario conoscere un comportamento peculiare di ode45: insieme al vettore Y contenente le variabili di stato integrate, viene restituito anche un vettore temporale T cui corrispondono gli istanti di tempo relativi ad Y. Questo vettore è, generalmente, non lineare. ode45 ha infatti la capacità di modificare il passo di integrazione rendendolo più o meno fitto a seconda della variazione del vettore di stato. Se utilizzassimo questo vettore senza modificarlo, il risultato sarebbe un video che va piano quando ci sono variazioni irregolari di Y e veloce quando Y è più regolare.
Per ottenere un’animazione fisicamente realistica dobbiamo quindi linearizzare il tempo.

In questo caso, ho deciso di prendere 300 time-step per ogni secondo di simulazione (dovreste metterlo più grande se il vostro computer è performante, più piccolo nel caso contrario). La funzione linspace genera un vettore equidistanziato tra 0 e tfin. La funzione interp1 permette di valutare il vettore di stato in questi nuovi istanti di tempo, interpolando il vettore risultato di ode45.

Gli oggetti che vengono rappresentati graficamente sono tre: un cilindro, l’asse del disco e la sua traccia. Il cilindro ha sempre le stesse dimensioni, indipendentemente dai valori dei momenti di inerzia impostati. Ciò può essere fuorviante nel caso in cui A e B siano diversi tra loro (es. case 3), ma non importa.

Sia per la rappresentazione del cilindro che per l’asse, è necessario utilizzare la matrice dei coseni direttori. Questa matrice consente di rappresentare un generico vettore[x_0,\ y_0,\ z_0] utilizzando gli angoli di Eulero. Per chi avesse installato l’Aerospace Toolbox di MATLAB, esiste una funzione angle2dcm che consente di scrivere una matrice di rotazione per una qualsiasi sequenza di rotazioni.
Dato che non tutti hanno questo strumento, ho aggiunto al codice la funzione ang2dcm, la quale non è altro che una versione semplificata di angle2dcm limitata alla sola sequenza XYZ, che è quella che ho utilizzato.

La traccia dell’asse viene mostrata soltanto per gli ultimi 150 timestep, in modo da non appesantire la rappresentazione grafica.

Nel codice sono presenti una serie di istruzioni commentate riferenti la variabile Mov e la funzione getframe. Questa funzione permette di acquisire l’immagine della figure per poterne creare successivamente un video. Se la utilizzate, tenete presente che richiede molta RAM e rallenta notevolmente il codice.

Assi giunti

giroscopioSpesso i giroscopi si studiano utilizzando un sistema di riferimento diverso da quello utilizzato da me. Si considera il giroscopio montato su uno snodo cardanico (vedi figura) e si scrivono angoli e momenti rispetto agli assi degli snodi.

Questa formulazione è molto più conveniente da un punto di vista pratico, ma porta ad una formulazione delle equazioni più articolata. Senza addentrarci troppo nel discorso, la differenza sostanziale nell’utilizzo di ode45 per questo tipo di sistema è che una delle equazioni presenta due termini del secondo ordine. Per questo motivo è necessario impostare mediante odeset una matrice di massa (funzione come al solito di yt) previa scrittura del sistema in questa forma:

equazione

La matrice di massa funziona esattamente come la funzione eulero.m. Notare che nel nostro caso la matrice di massa non è stata impostata, anche se questa corrisponderebbe alla matrice identità.

Video

Ecco infine i video dei 4 case proposti:

retrogrado spirale notadisk piccolo

– Download del codice – eulero.zip


Come utilizzare il software xFoil da MATLAB

Il software xFoil è un potentissimo strumento che viene utilizzato in campo aeronautico per la progettazione dei profili alari subsonici. MATLAB è uno dei software più utilizzati nel campo dell’ingegneria. In questo articolo spiegherò come fare ad interfacciare i due software utilizzando la modalità di lavoro batch di xFoil.

Come appena detto, xFoil dà la possibilità di essere eseguito in modalità batch: un semplice file di testo contenente tutti i comandi in colonna può essere utilizzato come input del programma, che eseguirà il tutto in sequenza.
Il collegamento con MATLAB consiste nel creare il file di testo contenente i comandi, esportare i risultati di xFoil in dei file di testo e infine importare questi file all’interno di MATLAB.

I comandi principali che utilizzeremo per fare ciò sono:

  • fopen e fprintf per creare un file di testo
  • !xfoil < batch.dat per eseguire xFoil
  • importdata per importare i risultati
L’esempio pratico che andremo a considerare prevede l’importazione del coefficiente di pressione su un profilo NACA 4412 calcolato tra alfa=-10° e alfa=15°, in modalità viscosa con numero di Reynolds pari a 10^6.

Il codice

Scaricabile da questo link: Download script MATLAB-xfoil.zip
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La spiegazione del codice

Per prima cosa, creiamo una variabile (cell array) contenente tutti i comandi da eseguire all’interno di xFoil. La variabile comandi è molto intuitiva e potrebbe essere utilizzata inserendo tutti i singoli comandi uno ad uno, ma la comodità di utilizzare MATLAB sta proprio nel non dover inserire manualmente i comandi ripetitivi, come ad esempio una sequenza di:

alfa 0
cpwr alfa(0).dat
alfa 0.1
cpwr alfa(1).dat
... e così via

Per cui, inseriamo manualmente i comandi principali, come la scelta del profilo e i parametri di viscosità, e utilizziamo la funzione sprintf per scrivere una sequenza di angoli di attacco.

comandi = {
 'NACA 4412'
 'OPER'
 'RE 1e6'
 'VISC ON'
};

La funzione sprintf, originaria del C, crea una stringa a partire da un modello contenente delle variabili. La sintassi è:

sprintf('stringa modello', var1, var2, ..., varN')

La struttura della stringa modello contiene una serie di “segnaposto”, identificati dal simbolo % (percento), all’interno del quale vengono inserite le variabili passate alla funzione come argomento. Es.:

sprintf('Il mio nome è %s, ho %d anni e sono alto %.2f m', 'Ale', 8, 1.753)
Il mio nome è Ale, ho 8 anni e sono alto 1.75 m

Il segnaposto %s sta per stringa, %d sta per numero intero, %.2f sta per numero decimale con 2 cifre dopo la virgola.

Nel nostro caso la stringa che vogliamo generare è:

alfa -10
cpwr cp(1).dat
alfa -9.5
cpwr cp(2).dat
...

Abbiamo quindi bisogno di un vettore contenente gli angoli di attacco (da -10 a 15 con passo 0.5)

alfa = -10:0.5:15 

E un vettore di indice (da 1… a quanti sono gli alfa)

N = length(alfa)
indice = 1:N 

Per praticità, utilizzeremo una caratteristica del modo di funzionare di sprintf su MATLAB. Se sprintf riceve come argomento una matrice, i valori che metterà nei segnaposto saranno gli elementi della matrice, presi in ordine procedendo lungo le colonne.
Dato che la nostra stringa vede in sequenza l’angolo d’attacco e il suo indice, potremo utilizzare una matrice di questo tipo:

[alfa(1), alfa(2), ..., alfa(n);
1, 2, ..., n]
Sarà interpretato come:
alfa(1), 1, alfa(2), 2, ... alfa(n), n

Per generare la sequenza di angoli d’attacco sarà quindi sufficiente utilizzare il comando:

 sprintf('ALFA %.3f\nCPWR ./dati/cp(%d).dat\n', [alfa; 1:N])

Dove il simbolo \n sta per “a capo”.

Da cui l’espressione completa dei comandi:

alfa = -10:0.5:15;
N = length(alfa);
comandi = {
 'NACA 4412'
 'OPER'
 'RE 1e6'
 'VISC ON'
 sprintf(['ALFA %.3f\n' ...
 'CPWR ./dati/cp(%d).dat\n'], [alfa; 1:N])
 'QUIT'
};

Questi comandi vanno inseriti in un file di testo, per cui creiamo un nuovo file e inseriamovi il contenuto della variabile comandi:

id = fopen('comandi.dat', 'w+');
fprintf(id, '%s\n', comandi{:});
fclose(id);

Infine, eseguiamo xFoil con questo comando:

!xfoil.exe < comandi.dat

Attenzione! Affiché questo comando venga eseguito correttamente, il file eseguibile xfoil.exe deve essere collocato nella vostra cartella di lavoro. Per conoscere la vostra cartella di lavoro digitate pwd nella command window.

Se è andato tutto a buon fine, nella cartella di lavoro dovreste trovarvi una nuova cartella, dati, contenente un bel po’ di file cp(x).dat. Sono ovviamente i file generati da xFoil.

A questo punto non ci resta che importare i risultati. Per fare ciò utilizzeremo la funzione importdata, la cui sintassi è:

importdata('nome del file', 'delimitatore', righe di intestazione)

Nel nostro caso il nome del file è una stringa del tipo cp(%d).dat, dove %d è un numero che va da 1 a quanti sono gli alfa.
Per importare tutti i file sarà sufficiente un ciclo for che, da 1 ad N, importa tutti i risultati di xFoil e li carica in un cell array di nome dati:


dati = cell(1, N);
for i = 1:N
 % La variabile foo è di appoggio e serve a importare il solo contenuto
 % numerico dei file generati da xfoil
 foo = importdata(sprintf('./dati/cp(%d).dat', i), ' ', 1);
 dati{i} = foo.data(:, : );
end

Come esplicitato nel commento, importdata cercherà di importare anche la prima riga di testo di ogni file, la quale ci ricorda che la prima colonna contiene le ascisse e la seconda i valori del Cp. Per evitare di importare tra i dati anche questa stringa di testo inseriamo il solo valore data all’interno dell’array di dati.

L’ultima parte del codice si limita a fare una serie di diagrammi in sequenza dei vari Cp calcolati da xFoil.

È possibile scaricare un archivio contenente questo script funzionante e la versione eseguibile di xFoil per Windows al seguente link:

Download script MATLAB-xfoil.zip

Variazione del numero di Reynolds

Ho ricevuto un’e-mail in cui mi si chiedeva una modifica del codice che permettesse la variazione del numero di Reynolds. Ho pensato che potesse essere utile anche a qualcun altro, e così l’ho pubblicata qui.
Non sarà certo il modo più elegante di farlo, ma le modifiche al codice sono minimizzate! La matrice matp, che viene letta da fprintf lungo le colonne, ha questa struttura:

Re(1)   Re(1)   Re(1)
alfa(1) alfa(2) alfa(3)
1       4       7
Re(2)   Re(2)   Re(2)
alfa(1) alfa(2) alfa(3)
2       5       8
Re(3)   Re(3)   Re(3)
alfa(1) alfa(2) alfa(3)
3       6       9

Mostra codice ▼

Suggerimenti

Ai fini delle prestazioni, xFoil risulta estremamente più veloce se sopprimete l’output grafico, che vi sarà probabilmente inutile se avete intenzione di lavorare con MATLAB sui risultati.
Per fare ciò, potete inserire questi tre elementi ai primi comandi della variabile comandi:

comandi = {
'plop'
'g'
''
% tutto il resto

}

Accertatevi inoltre, specialmente se disabilitate l’output grafico, che nei casi estremi che andate a studiare xFoil giunga a convergenza, altrimenti importerete dei risultati che potrebbero essere sballati!
Scegliete quindi un numero di iterazioni opportunamente elevato per assicurarvi di ciò.


MATLAB Cheatsheet – Riassunto comandi

Troppo spesso mi è capitato di imparare ad utilizzare MATLAB e poi di dimenticare tutto a causa di lunghi periodi di inutilizzo.

“Come si chiamava quella funzione?”
“Com’è che si faceva a fare… ?”
“Che sintassi usavo per fare quel coso… ?”

Ma stavolta ho detto basta! E così mi sono deciso a scrivere un file in cui ho riassunto tutte le funzioni, i costrutti e le cose (imho) più utili da ricordare di MATLAB. Il risultato è questo pratico cheatsheet  che ho deciso di condividere con tutti.

Se avete consigli o suggerimenti per migliorarlo, scrivetelo nei commenti.

Download MATLAB cheatsheet (.PDF) – 92 kB


Il lupo e l’agnello. La versione di Eulero

– Lupo: «Perché osi intorbidarmi l’acqua?»
– Agnello: «Come posso fare questo se l’acqua scorre da te a me?»
– Lupo: «Le equazioni che governano questo ruscello sono ellittiche, per cui ogni punto perturba tutti i punti del campo di moto, e tu stai perturbando la mia acqua.»

Morale della favola: se hai studiato ingegneria riesci sempre a trovare una motivazione.


Metodo di studio per ingegneria e facoltà scientifiche

Dopo la conclusione di tre lunghi anni di studio in ingegneria aerospaziale, mi sono reso conto di quanto sia fondamentale avere un buon metodo di studio per poter proseguire i propri studi efficientemente. L’efficienza dello studio non consiste solo nella media dei voti, ma anche nel tempo richiesto per avere quella media. L’efficienza massima si ha nel raggiungere la più alta media possibile nel minor tempo possibile.
In questo articolo cercherò di dare qualche suggerimento per riuscire ad aumentare l’efficienza del proprio studio, ma è importante tenere presente che il metodo di studio è puramente soggettivo e ciò che scrivo in questo articolo può esservi d’aiuto, ma non deve necessariamente sostituire il vostro attuale modo di studiare.

Sottolineare

La prima cosa che credo bisogni imparare quando si studiano materie scientifiche, è sottolineare. Il modo di sottolineare testi scientifici è completamente diverso dai testi letterari. Molto spesso mi è infatti capitato di vedere libri, appunti e slides completamente sottolineati! La sottolineatura, sembra inutile dirlo, ma serve ad evidenziare particolari paragrafi di un testo, ma nel momento in cui si sottolinea… tutto, perde completamente di utilità!
La scusa che solitamente sento dalle persone che sottolineano tutto, è che “tutto è importante!” e quindi sottolineano tutto.

I consigli che voglio darvi nel sottolineare un testo sono due: il primo è non sottolineare alla prima lettura, è infatti impossibile sapere quali sono le cose più importanti di un testo se non si ha la visione globale del capitolo. Il secondo è non sottolineare le cose più importanti, ma quelle più difficili da ricordare, magari qualche dettaglio o una formula che ci si dimentica spesso quando si ripete quel paragrafo, e non le affermazioni più importanti, perché sono quelle che più probabilmente riusciamo a imparare e ricordare.

Un aspetto importante della sottolineatura è anche quello di dare un aspetto più «personale» alle pagine di un libro, caratteristica che aiuta molto la memoria, e utilizzare evidenziatori di colori differenti aiuta molto sotto questo aspetto.

Come ripetere

I testi tecnici e scientifici sono generalmente strutturati in modo da esprimere alcuni concetti elementari e definizioni all’inizio del testo, per poi utilizzarli e rielaborarli in modo più complesso nel seguito. Può capitare di non avere una visione molto chiara di un concetto base quando lo si legge la prima volta e di non riuscire a capirlo neanche dopo più letture. È importante in questi casi non fermarsi nella lettura del testo e proseguire anche se non tutto è chiaro. Lo studio infatti non si deve limitare ad una sola perfetta lettura del testo, ma deve essere progressivo e basato su tre, quattro o anche più letture del materiale: la prima lettura deve servirci ad avere una visione globale della materia che stiamo studiando e a prendere confidenza con i termini, le notazioni e i concetti base. Ad una seconda lettura risulterà tutto molto più chiaro e si riusciranno a capire tutti quei concetti che prima ci erano oscuri. Soltanto all’ultima lettura possiamo concentrarci sull’aspetto «mnemonico» dello studio, perché è molto più semplice (e soprattutto utile) ricordare concetti che si ha ben chiari, piuttosto che formule e ragionamenti senza senso.

Inoltre, molti concetti con cui non abbiamo alcuna confidenza, richiedono un po’ di tempo per essere maturati. Smettere di studiare o cambiare argomento aiuterà la nostra mente ad abituarcisi e a prendervi confidenza.

Materiale didattico

Il materiale per lo studio non deve assolutamente essere troppo vasto. Per quanto possa essere bella e interessante una materia, lo studio finalizzato ad un esame deve limitarsi alla giusta quantità di materiale didattico.
Nel caso in cui si abbia seguito il corso, appunti personali o di un collega associati ad un libro di testo possono essere sufficienti. Gli appunti presi a lezione sono estremamente utili perché esprimono i concetti esattamente come il professore vorrebbe risentirsi dire all’esame, ma possono contenere errori che lo stesso professore può commettere durante la lezione. I libri di testo sono molto più affidabili ed è quasi sempre indipensabile utilizzarli per la preparazione dell’esame.
Se avete un libro di testo completo, evitate di utilizzarne altri, perché gli stessi concetti espressi diversamente possono compromettere di brutto la memoria!
Le registrazioni audio delle lezioni possono essere utili, ma non bisogna abusarne. Risentirsi tutte le lezioni per avere degli appunti perfetti è una grandissima perdita di tempo, perché i professori possono commettere errori durante le lezioni ed è molto meglio acquistare direttamente un libro di testo. L’utilità principale delle registrazioni audio è quella di correggere e verificare passaggi degli appunti che non siamo riusciti a scrivere correttamente. Ma se siete rapidi a scrivere, sono pressoché inutili.

I corsi e il ricevimento

Seguire i corsi ad una facoltà scientifica è importantissimo! Non mi sento di dire che sia addirittura fondamentale, ma è comunque importante. Molti concetti tecnici sono talmente complicati che a studiarli da soli ci si perde più del doppio del tempo che a capirli spiegati da un professore. Ovviamente è fondamentale che il professore sia in grado di spiegarli e di farsi capire, perché capitano spesso professori estremamente competenti nel loro campo, ma che non sono assolutamente in grado di tenere una lezione che sia comprensibile ad uno studente.
Quando il professore è in grado di tenere alta la soglia di attenzione ed è anche simpatico, seguire il corso diventa una goduria 🙂

Spesso il ricevimento dei professori viene molto sottovalutato. Capita di incontrare professori sgarbati e non molto disposti ad aiutarci, ma la maggior parte di loro è molto affabile e disponibile nel darci spiegazioni.
Il modo migliore di sfruttare questa opportunità di chiarimento è scriversi da parte tutte le cose che non si riesce a capire e andare a ricevimento solo alla fine dello studio della materia, in modo da essere sicuri sia di non riuscire a capire con le proprie forze, sia di comprendere una eventualmente complessa risposta da parte del professore.

Quante cose sapere

È importante rendersi conto che andare ad un esame con la conoscenza totale di una materia è impossibile. Le materie scientifico-tecniche sono talmente vaste e in aggiornamento che non è possibile sapere tutto (a meno che non si voglia scambiare la propria anima col diavolo in cambio dell’assoluta conoscenza… :D). Spesso addirittura alcune cose devono ancora essere scoperte!
Non sapere tutto di una materia non significa però non essere perfettamente preparati per un esame. Generalmente non viene chiesto più di quanto non sia stato spiegato durante il corso (o sia scritto sul libro di testo).

Bella e brutta

Per quanto riguarda gli esami scritti, ricopiare gli esercizi in bella è assolutamente inutile. È importante essere ordinati e far capire cosa abbiamo scritto, ma farsi problemi per una cancellatura non ha alcun senso.
I professori guardano al contenuto e un giudizio sull’estetica del compito è assolutamente contestabile!
Ha molto più senso perdere gli ultimi 10 minuti di tempo a disposizione per ricontrollare ciò che abbiamo fatto, che ricopiare il compito in bella e rischiare di commettere degli errori nella copia.

Luoghi e abitudini

Quando si prepara un esame è importante dare un ritmo alle proprie abitudini. Svegliarsi ogni mattina alla stessa ora, studiare sempre nello stesso luogo, andare a dormire sempre presto…
Trovare le giuste abitudini è molto difficile se si studia a casa. Il mio consiglio è quello di trovarsi un luogo di studio: le aule studio sono ideali se si vuole studiare in gruppo perché si può parlare, le biblioteche sono perfette per concentrarsi e studiare da soli in silenzio.
Anche se si ha un buon posto per studiare a casa, questa è comunque piena di fonti di distrazione: il computer, il telefono che squilla, bussano alla porta, la signora delle pulizie… Nello studio è importantissima la continuità, elemento che non sempre è possibile raggiungere quando si studia a casa.
Un altro punto a favore nello studiare fuori casa è che bisogna rispettare determinati orari, ed è quindi più facile svegliarsi presto la mattina per poter studiare più tempo.

Giornata lavorativa

Se si cerca di studiare per troppe ore al giorno (10-12 ore!) è inevitabile che ad un certo punto il cervello collassi e diventi difficilissimo mantenere la concentrazione, abbassando tantissimo l’efficienza dello studio.
Un paragone che può aiutare molto a evitare perdite di tempo è quello della giornata di studio con una giornata lavorativa: invece di cercare di battere tutti i record di tempo senza dormire, si può stabilire un certo orario per studiare, da rispettare tassativamente (come se fosse un lavoro!), con le pause pranzo/caffè ben definite.

9:00 – 13:00 studio
13:00 – 14:00 pausa pranzo
14:00 – 18:00 studio

Stabilendo degli orari precisi diventa molto più facile concentrarsi nello studio e rilassarsi quando è dovuto.

Bevande energetiche

Le bevande energetiche a base di taurina, fiori di guaranà e ginseng sono molto pericolose. Sono perfette per riuscire a rimanere svegli per un certo periodo, ma provocano estrema sonnolenza quando svanisce l’effetto.
È vero inoltre che aiutano a concentrarsi, ma non aiutano assolutamente a trovare la voglia di studiare. Se state perdendo tempo e prendete una Redbull, continuerete a perdere tempo. Solo che in maniera molto più nervosa!
Un caffè è l’ideale per combattere la sonnolenza dopo pranzo e aiuta a riprendere la concentrazione.

Studiare in compagnia

Preparare un esame scritto in gruppo è più facile e rasserenante che prepararlo da soli, ma per gli esami orali non si può studiare in più di due persone.
Preparare un orale con un’altra persona può essere estremamente utile, sia che l’altra persona sia più, che meno competente di noi. Nel primo caso ci sarà preziosa per capire cose che non avremmo capito da soli, nel secondo caso ci permetterà di capire ancora meglio le cose che pensavamo ci fossero chiare.
Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarla a tua nonna” (Cit.)
Studiare in compagnia è più stimolante e ci permette di far sorgere e chiarire dubbi che sarebbero altrimenti rimasti nascosti.

Il computer

Avere un computer nella preparazione di un qualsiasi esame può sempre fare comodo. Fate attenzione ai forum, che possono essere utili per chiedere chiarimenti e farsi un’idea di un esame, ma non è detto che sia l’idea giusta e che non sia fondata solo su dicerie!
Strumenti come Wikipedia e Wolframalpha possono semplificarci moltissimo la vita, ma bisogna saperli usare.

Non sottovalutate inoltre la possibilità di trovare simulatori e codici già fatti riguardante l’esame che state preparando: provare con mano un simulatore di fisica, di ottica o di elettronica può schiarirvi le idee più di qualsiasi spiegazione, ma se dovete perderci un mese solo per imparare ad usarlo, probabilmente non ne è il caso… 😉

Buono studio!


Ripresa in time lapse della ISS

Aurora boreale, temporali, fulmini, luci notture, in una serie di scatti consequenziali ripresi dalla Stazione Spaziale Internazionale.

Earth | Time Lapse View from Space | Fly Over | Nasa, ISS from Michael König on Vimeo.


Sui problemi con la connessione Wifi Unina e soluzione con Proxy

I problemi con la connessione WiFi della Federico II di Napoli non finiscono mai!

Tutto è iniziato al ritorno dalle vacanze, quando ho provato a collegarmi senza successo sia da cellulare che da computer. Dopo tre giorni di insuccessi ho contattato il CSI per sapere se ci fossero problemi o cambiamenti nella configurazione della connessione e loro, molto professionalmente, non mi hanno neanche lontanamente cagato.
Fortunatamente un collega mi ha suggerito di rieffettuare l’attivazione del wifi dalla mia pagina personale Unina, e dopo poco tempo sono finalmente riuscito a collegarmi.
Chi ha quindi questo tipo di problema e non riesce a collegarsi alla rete wifi, deve rifare l’attivazione del wifi da questa pagina, cliccando su “Attiva Wifi” (sì, come quando vi siete connessi la prima volta).

Da un paio di giorni, invece, il problema è diverso. Chi ha provato a collegarsi da Agnano (e chissà da quali altre sedi) avrà senz’altro notato che è possibile collegarsi alla rete, ma non è possibile accedere ad internet. Facendo un po’ di prove mi sono reso conto che è in realtà possibile accedere soltanto al sito Unina.it e ai suoi sottodomini.
A questo punto mi è venuta un’idea!
Forse non tutti sanno che l’università mette a disposizione un proxy, ossia uno strumento per collegarsi da casa ad internet tramite la connessione dell’università, per poter accedere a dei servizi che richiedono un indirizzo ip della Federico II. Perché allora non provare ad usare questo proxy stesso dall’università, dato che il problema è proprio l’accesso ad internet?
Ho settato il cellulare con le impostazioni di questo proxy ed ero nuovamente online 😀

Per poter navigare dal vostro dispositivo, i dati del proxy sono:
Indirizzo: http://proxy.unina.it
Porta: 3128
Nome utente: la vostra e-mail istituzionale
Password: la password dell’e-mail

Questi dati vanno inseriti nel browser del dispositivo da cui vi collegate. Ad esempio per:
Firefox da computer:
Modifica -> Preferenze -> Avanzate (scheda) -> Rete (tab) -> Impostazioni (Connessione) -> Configurazione manuale dei proxy.

Per cellulari Symbian:
Impostazioni -> Connessione -> Punti di accesso -> Wifi Unina -> Impostaz. di prot. WLAN -> Opzioni -> Impostazioni avanzate. Impostate quindi come indirizzo del proxy http://proxy.unina.it e non quello dell’immagine!)

Per N900 (Maemo):
Impostazioni -> Impostazioni di rete -> Connessioni -> Modifica -> Avanti … -> Avanzate

Purtroppo la navigazione con proxy ha alcuni svantaggi, infatti il proxy non supporta tutti i protocolli, quindi la semplice visione di pagine web e il download di file sono assicurati, ma l’utilizzo di programmi come Messenger, Skype e Torrent potrebbe non avere successo.

Per ulteriori informazioni sul proxy Unina, vi rimando al link ufficiale: http://www.sirelib.unina.it/proxy.html
Buona navigazione 😉

Aggiornamento 16/10/2011

È disponibile un sito web interno al dominio unina.it (e quindi accessibile anche in caso di guasto alla rete) che monitora il funzionamento della rete WiFi Unina. Ecco l’indirizzo:
http://wifed.scope.unina.it/